giovedì 26 febbraio 2009

Eutanasia della parola

Ogni volta che mi capita di ascoltare un politico formulare le proprie verità inossidabili, eburnee, in nome della propria fede religiosa, mi si appiccica addosso la forte tentazione di diventare agnostico o almeno intraprendere altre vie per una personale ricerca di Dio. Voglio entrare a gamba tesa nel dibattito legato alla sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale per Eluana Englaro, decisa dalla Cassazione. La Chiesa, in tutta la sua piramide gerarchica (dal Papa all’ultimo chierichetto), ha il pieno diritto di esprimere il proprio pensiero dogmatico, ma, se possibile, escludendo qualsivoglia ricatto o minaccia. Agli esponenti politici, di questo o quello schieramento, che ogni volta ci fanno vedere la propria coscienza verginella sul piatto d’argento del loro potere tanto esibito, invece questo non dovrebbe essere permesso. Perché lo fanno sotto le cappe di piombo della loro ipocrisia, e sempre a rimorchio delle dichiarazioni roboanti della Santa Chiesa. Credo che solo il padre di Eluana possa ritenersi l’unico custode e garante della volontà della figlia. Lo fa oltretutto muovendosi nel solco del diritto. Non ha mai brandito alcun coltello per recidere le sue radici già così irreversibilmente ferite. Se lo avesse fatto, come ad Abramo già pronto a sacrificare il figlio Isacco, l’angelo di Dio probabilmente avrebbe fermato la mano.

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