domenica 26 aprile 2009

22 aprile 2009: Idi di marzo a None

Mercoledì 22 aprile, alle ore 22.30, nei locali della sala consiliare si è consumato l’ennesimo psicodramma della sinistra. Nulla, almeno a livello pubblico, faceva presagire la svolta che ha portato alla spaccatura di quello straordinario laboratorio politico che è stato “Solidarietà e Progresso”, preso a modello in tanti luoghi della politica provinciale. La messinscena è avvenuta di fronte ad un gruppo di giornalisti, che mai si sarebbero aspettati un tale coup de theatre e al cospetto di tanti candidati alle prossime amministrative, di destra e di sinistra, intervenuti forse per cominciare il proprio apprendistato amministrativo. Fin dall’inizio della seduta una bella cappa plumbea sovrastava la sala. Pochi sorrisi e di maniera. Ad osservare le facce si poteva intuire che qualcosa sarebbe accaduto. Ecco la trama dello psicodramma: l’assessore Giuseppe Astore aveva appena presentato la variante al Piano Regolatore, che getta le basi del futuro sviluppo di None da paese a cittadina (metamorfosi fortemente voluta dall’ex sindaco Domenico Bastino). Questo punto è stato approvato all’unisono da maggioranza e opposizione. Un regista, o meglio un burattinaio invisibile, sembrava muovere i fili dei protagonisti della rappresentazione, dosando gli interventi, i silenzi e le azioni. Sarebbe stato bello resuscitare il grande Shakespeare, là dove ha scritto il suo “Giulio Cesare”, per dare un respiro altamente tragico a quanto avvenuto la sera del 22. Purtroppo bisogna accontentarsi del sottoscritto. Astore (Cinna) avrebbe potuto declamare e poco ci è mancato: “Nonesi, libertà! Liberazione! La tirannide è spenta! Correte a proclamarlo per le strade”. Invece, Astore (Cinna) ha semplicemente esaltato il proprio lavoro in questi cinque anni, realizzato in totale solitudine. Ha fatto anche un po’ di autocritica, dovuta al fatto che, pur essendo rimasto al suo posto per tutti e cinque anni di legislatura con un occulto malessere, solo ora è uscito allo scoperto e, in prossimità della scadenza, ha vibrato il colpo della sua filippica, infilzando il sindaco, che alle sue spalle ascoltava: “è una questione che insiste nella sostanza del comune sentire politico, direi quasi esistenziale, laddove le differenze di valori, di sensibilità e di obiettivi personali si sono palesati in modo tale da non poter più convergere in un progetto che potesse essere seriamente ed onestamente difeso e condiviso”. Durante l’orazione funebre per Solidarietà e Progresso non si è sentita volare una mosca. Pensieri e parole restavano a terra nelle loro rimesse mentali: stentavano a decollare. Astore infilava uno dietro l’altro tutti i provvedimenti da lui gestiti in questa legislatura, a cominciare dall’ultimo (l’adozione del progetto preliminare della nuova variante strutturale del piano regolatore, che determinerà un significativo futuro urbanistico nei prossimi dieci/ quindici anni). Ha citato una sessantina di dispositivi legislativi portati a termine dal suo assessorato, che costituisce all’incirca il 25% dei provvedimenti complessivi dell’attuale Consiglio Comunale. Come da lui citato, attraverso “il confronto sereno su ogni questione (n.d.r. : all’interno della Commissione urbanistica) cercando e trovando quasi sempre una soluzione condivisa con il buon senso e il corretto spirito di collaborazione”. Dopo di che, con voce fioca ma ferma, ha rassegnato le dimissioni, disvelando come un’epifania la serenità di avere sempre agito fino in fondo con il necessario senso di responsabilità. La stessa serenità, però, non c’è stata all’interno di Solidarietà e Progresso se “i germi” della distanza politica e umana tra le varie componenti “erano già insiti nell’origine di questa ultima esperienza amministrativa”.
Il Sindaco Simeone, nel gioco delle parti che si è svolto mercoledì 22 aprile in sala consiliare, avrebbe potuto rispondergli, come Cesare nel dramma omonimo di Shakespeare quando, dialogando con Publio Servilio Casca, fa riferimento a Cassio: “Non so qual uomo scanserei più in fretta di quel Cassio sparuto e allampanato. Legge molto, è un acuto osservatore, e al contrario di te, scruta nel fondo le azioni degli uomini; non ama nessun genere di ludi … sorride raramente … Individui così non hanno pace finché si trovin davanti qualcuno che s’elevi più in alto; e quindi sono assai pericolosi”.
Per chi non lo sapesse, infatti, c’è un personaggio che è stato protagonista di questa congiura ed è l’ex sindaco Domenico Bastino (Cassio), che soprattutto negli ultimi mesi ha tramato contro il sindaco uscente. Invece, prendendo la parola, attanagliata da una forte tensione emotiva, ha voluto precisare: “Io non ho il vangelo in mano. Ho questo carattere (n.d.r.: che poco piace ai congiurati) e ne sono orgogliosa. Non ho mai chiesto a Domenico Bastino di volere far parte della lista di Solidarietà e Progresso. Me l’hanno chiesto e ho accettato volentieri, prima come vicesindaco, poi come sindaco”. Poi, rivolgendosi ad Astore (Cinna) e facendo riferimento ad una lettera redatta dall’assessore all’urbanistica nella quale le si chiedeva di accogliere la proposta di candidatura a sindaco, lo ha apostrofato: “Tu sei speciale a scrivere le lettere! Ebbene, in quella lettera così era scritto ‘Tu non puoi non accettare…”. Il tono si è accalorato sempre di più. “Queste cose avreste dovuto dirle prima e non a gennaio (n.d.r.: ad inizio d’anno, infatti, risale il crucifige nelle stanze segrete della politica nonese). “Ho sempre lavorato con rispetto e non mi sono mai risparmiata. Davvero non ho mai fatto privilegi a nessuno. Sì, sono disponibile. Non ho mai chiesto ad un cittadino se ha votato a destra o a sinistra … Quando un cittadino si presenta e ha una difficoltà, quella difficoltà le prendo a carico. Se questa è l’accusa che mi si muove, benissimo io sono questa! Se i cittadini mi vogliono votare, mi votino per quella che sono. Altrimenti invito i cittadini a non votarmi … Sono trasparente come l’acqua! … ”.
Poi il sindaco Simeone (Cesare), rivolgendosi a Giovanni Garabello (Bruto), verso il quale ha sempre nutrito una grandissima stima, avrebbe potuto pronunciare la fatidica frase “Et tu, Brute!” (“Anche tu, Bruto!”), ma, in un crescendo concitato, ha preferito evidenziare le contraddizioni e gli svariegati mutamenti di umore e di scelte fatti dal suo vicesindaco, che nel giro di un paio d’ore nell’arco di una mattinata (venerdì 9 aprile), dapprima si è schierato dalla sua parte e poi, probabilmente per le forti pressioni esterne, le ha confessato di averci ripensato. Garabello (Bruto) ha replicato che le ragioni delle sue dimissioni, in compagnia di Astore e di Teresa Vigliotta (che però al momento non le ha ancora formalizzate) sono dovute al venir meno delle ragioni fondanti di Solidarietà e Progresso, al cui progetto i soci avevano fermamente creduto e per il quale avevano speso risorse ed energie. Anche Garabello ha tenuto a sottolineare quanto di buono per parte sua è riuscito a portare in porto nell’ambito della legislatura che drammaticamente volge al termine. Il consigliere Stefano Rizzo (che nello psicodramma ha svolto il ruolo di Antonio) avrebbe potuto recitare: “Cesare … vi ha lasciati tutti quanti eredi dei giardini, delle vigne e degli orti da lui fatti piantare … : li lascia tutti a voi e ai vostri eredi, in perpetuo possesso, perché siano pubblici luoghi di divertimento per passeggiate e per ricreazione. Questo era, cittadini, il vero Cesare. Quando ne verrà uno come lui?”.
Invece si è levato in piedi, moralmente svettante al di là della statura fisica, e nel rispetto dell’uditorio così ha parlato: “Sebbene il mio ruolo, richieda equidistanza e capacità di sintesi e di confronto con tutti i colleghi … non sono riuscito a condividere il pensiero di chi anche dall’interno ha accusato il nostro gruppo di scelte meramente consensuali o altresì di aver operato un’ordinaria amministrazione. Tale affermazione è a mio avviso assolutamente ridicola. A coloro che hanno da tempo dichiarato di terminare il loro impegno con il nostro Gruppo, voglio ricordare come il dato politico più significato, al di là delle divergenze di natura prettamente personale, sia il sostegno che, fino ad oggi, tutti noi, e sono certo di non essere smentito, hanno manifestato politicamente nei confronti di un programma ambizioso e di un Sindaco competente, onesto e valido”. Qui il tono di voce ha rispettato le norme della retorica più performante, nella scansione suggestiva e suadente dei tre aggettivi che hanno connotato l’azione politica del Sindaco. Competente, onesto e valido. C’è ancora da sottolineare, alla fine del confronto dialettico, l’abbraccio tra Rizzo e Garabello forte e intenso nel rispetto e amicizia reciproci. Infine è calato il sipario, l’ultimo ha chiuso la porta. Sul palco è rimasto il cadavere di Solidarietà e Progresso che, però, come l’araba fenice sembra già risorgere, più bella più forte di pria, senza i capi storici, ma con personaggi nuovi ed entusiasti. Gli esponenti della destra (Carità e la candidata sindaco Nadia Biscola), mentre uscivano dalla sala, a fatica malcelavano un ghigno degno delle mascelle più rapaci.

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