sabato 30 gennaio 2010

In queste lunghe e grigie giornate invernali

Saranno queste lunghe e grigie giornate invernali, ma a None non si vive più tanto bene. Tira una pessima aria, fredda e limacciosa. I rapporti umani tendono a deteriorarsi facilmente, degradando come formaggi inaciditi, alla prima folata di vento. Abbiamo vissuto una campagna elettorale per le amministrative molto logorante, in particolare all’interno del vecchio e ormai sepolto schieramento di centrosinistra, i cui strascichi perdurano tuttora con la stessa identica pervicacia. Basta andare su uno dei blog, tra i più visitati da parte degli internauti del nostro paese, per assaggiarne in alcuni momenti tutto il livore e l’astio. Io stesso ne sono stato un assiduo frequentatore, talvolta con interventi a zanne affilate contro il mio avversario di turno. Dopo le ultime scorrerie, però, ho deciso di sventolare la bandiera bianca e di ritirarmi nella mia personale Tortuga, come facevano i bucanieri nel Seicento.
Ho dei dubbi che questo sia il modo di confrontarsi e dialogare. In fondo, a ben vedere, non siamo più capaci di predisporci all’ascolto dell’altro. Tendiamo sempre a sovrapporci all’altrui voce e a urlare più forte di qualsivoglia interlocutore. Insomma abbiamo fatto nostre le brutte abitudini e la maleducazione di certi programmi televisivi, dove onnipresenti e onniscienti ospiti discernono di tutto il sapere del mondo. E i peggiori esempi di questa forma di conversazione pubblica sono offerti proprio dagli esponenti della politica.
Già la politica, e voglio fare riferimento soltanto al nostro microcosmo (lasciando perdere il livello nazionale), che nell’accezione più classica dovrebbe essere l’arte di realizzare modi di convivenza civile, niente altro sta rivelando se non la sua faccia peggiore, cupa livida e rancorosa, in nome di quella che qualche illustre e attento osservatore ha definito la “cultura della rissa”.
Ci compiacciamo, in nome del nostro effimero narcisismo, di sfoderare la lingua al sibilo di “mo’ ti sistemo io!”: l’importante alla fine è riuscire a restare con l’ultima parola ancora umida e grondante veleno sul fiore delle labbra, invece di strozzarla nel fondo della gola con tutto il suo umore sinistro.
Gira e rigira la giostra delle amicizie: c’è chi scende, c’è chi sale. Gli amici di un tempo, se t’incontrano per strada, adesso abbassano lo sguardo o si voltano dall’altra parte, evitando il contatto oculare, che dovrebbe essere uno dei segnali non verbali più significativi per stabilire delle relazioni positive con gli altri. Quelli che invece erano i nemici di un tempo adesso fanno comunella con i tuoi vecchi amici.
Qualcuno direbbe “non c’è più religione!”. Non è così. Semplicemente tira una brutta aria in queste lunghe e grigie giornate invernali. (GC)

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