In queste ultime settimane sono stato soggetto e oggetto di furibonde scorribande polemiche sulla piazza reale e virtuale di None. A seguito di questi confronti, spesso esasperati, e anche sulla scia delle suggestioni sgorgate dalla bocca restaurata del premier, non essendo il sottoscritto sotto l’effetto di alcool, droghe, medicinali psicotropici che possono compromettere il mio stato mentale e fisico, quindi nel pieno delle mie facoltà intellettive, intendo dare concretezza al colpo di genio del premier. Ho deciso di fondare anch’io il “partito dell’amore”.
Il simbolo del neo partito sarà una delle vignette di Raymond Peynet: “Les amoureux aux colombes”, dove si vedono i due fidanzatini, Valentino e Valentina, l’uno di fianco all’altro incorniciati in una ghirlanda di colombe svolazzanti. Lui cinge con un braccio il fianco di lei, mentre gli porge un bouquet a mo’ di cuore.
Ci sarà anche un inno. Due le canzoni candidate ad essere il componimento celebrativo, per la cui scelta mi affiderò ad un sondaggio da somministrare agli iscritti: “Gimme peace a chance” di John Lennon, “Hymne à l’amour” di Edith Piaf. La prima fu registrata il primo giugno del 1969, nella ormai mitica stanza 1742 del Queen Elizabeth Hotel a Montreal. Qui il musicista dei Beatles e la moglie giapponese Yoko Ono, in luna di miele, naufragati per un’intera settimana su un lettone tra immacolate e tempestose lenzuola, di fronte a un fottio di giornalisti e fotografi accalcati nella camera, diedero vita ad un vero e proprio evento pacifista contro le spese militari e contro il conflitto in Vietnam del tipo fate l’amore e non la guerra. Da questa inusuale performance scaturì per l’appunto la canzone “Gimme peace a chance” (Date una possibilità alla pace). La seconda canzone, meravigliosa seppure non troppo allegra, fu scritta dalla immortale Piaf in memoria del grande amore della sua vita, il pugile francese Marcel Cerdan, morto in un incidente aereo nel 1949.
Ci sono alcuni versi di questo inno che ben potrebbero attagliarsi alla insostenibile sventatezza ideologica del nuovo partito: Poco m’importa dei problemi// Amore mio, poiché mi ami// …Rinnegherò la mia patria// Rinnegherò i miei amici// Se melo chiedessi// Si può ben ridere di me// Farei qualunque cosa// Se tu melo chiedessi…
Ad ogni modo decideranno gli adepti, se ci saranno.
Questo il decalogo del partito dell’Amore:
1) Amerò l’umanità intera, nella quale comprendo anche quell’imbecille che una volta, incontrandomi per strada, mi riempì di insulti, lasciandomi a corto di epiteti, per cui non mi rimase che porgergli il motto cavalleresco: “Si ritenga schiaffeggiato!”
2) Praticherò la Bellezza per salvare il mondo.
3) Capovolgerò il senso del proverbio cinese: Non meditar vendetta! ma siedi sulla riva del fiume e aspetta di veder passare il corpo del tuo nemico e lo riscriverò in questo modo: Quando vedrò passare il corpo del mio nemico, non resterò lì impalato a godermi il frutto della mia vendetta, ma mi getterò nel fiume per recuperare il cadavere e dargli degna e pietosa sepoltura.
4) La mia misericordia dovrà superare di gran lunga la mia collera (Elif Shafak)
5) Parafrasando il grande poeta e intellettuale francese, Jean Cocteau:
“Amerò, dormirò a occhi aperti, aspetterò miracoli, questa sarà l’unica mia politica”
6) Avrò la lievità di Trilussa: “Anche l’amore è un’arca | che salva dal diluvio della vita | ma a tempesta finita | non si sa mai la roba che si sbarca”.
7) Parafrasando Sant’Agostino: sarò qual è il mio cuore, sapendo che l’amore annienta ciò che sono stato perché io possa essere ciò che non ero.
8) Sempre nel nome di Sant’Agostino:
“Il godimento sarà quasi la legge di gravitazione dell’anima”.
9) Una vita senz’amore è una vita senza importanza.
10) Non mi chiederò di quale tipo di amore andare in cerca, spirituale o materiale, divino o mondano, orientale o occidentale ... Le divisioni portano solo ad altre divisioni. L’amore non ha etichette né definizioni. è quello che è: puro e semplice. (Elif Shafak)
Chiunque volesse aderire al partito dell’Amore, potrà farlo, rivolgendosi direttamente alla sede legale, che si trova a Port Moresby sul Mar dei Coralli, Papuasia - Nuova Guinea.
Le citazioni di Elif Shafak - scrittrice nata in Francia, ma di origine turca - sono tratte dal suo ultimo libro: “Le quaranta porte”, ed. Rizzoli.
sabato 30 gennaio 2010
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