lunedì 5 gennaio 2009

Pelo e contropelo al discorso di auguri del premier

Sabato 20 dicembre dell’anno che è appena svaporato, ho costretto me stesso a seguire in televisione la conferenza stampa di fine anno che il premier ha tenuto a Villa Madama di fronte ad una platea di giornalisti italiani e stranieri.
Mi sono costretto, tenuto conto della mia incommensurabile idiosincrasia nei suoi confronti (leggi: antipatia esagerata), per una forma di volontaria violenza su me stesso, come capita al protagonista del film “Arancia meccanica” di Stanley Kubrick, che viene immobilizzato ad una poltrona e al quale vengono tenute forzatamente aperte le palpebre, affinché, nell’ambito di un programma di rieducazione, sia obbligato a vedere scene di violenza con lo scopo di provare nausea e dolore di fronte alle manifestazioni della stessa.
Ho ascoltato tutto il suo discorso con attenzione e interesse umano e sociologico: una prolusione di quarantasei minuti tutta incentrata sull’adorazione di se stesso (gli analisti definiscono questo atteggiamento con il termine di “egolatria”), nella quale è emerso quanto importante sia la sua presenza nel mondo, per le sue indubitabili capacità salvifiche. In altre parole tutto è parso prevedibile: le colpe e le vergogne devono toccare ad altri, meriti e gloria esclusivamente a se stesso.
Un inciso vorrei fare, utile a sottolineare il carattere servile di certi connazionali (interprete per antonomasia di tale vezzo italiano è stato l’impareggiabile Alberto Sordi). La diretta della conferenza stampa è stata seguita anche dal primo canale televisivo russo. Essendone a conoscenza, il nostro premier si è sperticato in un caloroso peana di lodi e ossequi nei confronti di Putin, da lui definito massimo amico intimo. Dimenticando i massacri per anni perpetrati in Cecenia, dimenticando gli assassini delle anime critiche (indimenticabile resta la figura di Anna Politkovskaja, giornalista con la schiena diritta che per anni ha denunciato “who is Mister Putin” - chi è il signor Putin – )
A tale proposito ha detto Andrei Piontkovski, direttore del Centro di Ricerche strategiche di Mosca
“Quanto ai capi dei ‘grandi Stati democratici’, essi sono davvero al disopra di tutto. Sono a conoscenza da molto tempo chi è mister Putin. Anna Politkovskaja ne ha dissertato nei suoi libri… Ma alcuni preferiscono sfruttare un giacimento di idrocarburi russo, altri hanno bisogno della voce della Russia al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Insistono dunque a comportarsi come se Putin fosse realmente un dignitoso membro del loro club”. Così fa anche Silvio Berlusconi, nome e cognome. In fondo entrambi provengono dai medesimi anfratti di qualche setta segreta: Putin dal Kgb (servizi di sicurezza della ex Unione Sovietica), Berlusconi da una loggia massonica all’amatriciana detta P2. Si può anche supporre quale invidia nutra il secondo nei confronti del primo, in ragione del suo “nazionalismo autoritario”. E infatti, il nostro, ha sottolineato la volontà di realizzare, nell’arco della legislatura, un’ipotesi presidenzialista, che veda sul trono della massima carica istituzionale naturalmente se medesimo. Per intenderci, non un presidente alla Napolitano, garante delle istituzioni e della sacralità della Costituzione, ma un presidente, per così dire, alla Napoleone, dove il Parlamento abbia funzioni puramente pleonastiche.
Finita la conferenza, è iniziata la sequenza di domande da parte dei giornalisti, che si possono dividere in due categorie: da un lato, i giornalisti-spalla che accompagnano e porgono le battute al capocomico; dall’altro, coloro che svolgono la funzione di antagonisti.
Tra i primi si sono distinti, con domande assolutamente innocue, utili solo a dare il la all’autoincensazione del protagonista, gli scribacchini che lavorano nei giornali dell’interlocutore e/o alcuni mezzibusti televisivi (mezzibusti, nel senso di privi di spina dorsale); tra i secondi alcuni inviati di sinistra, alle cui domande il nostro ha risposto, giudicandole provocatorie e quindi inutili. Ad esempio, alla domanda della giornalista dell’Unità, Natalia Lombardo, sulla presenza in Parlamento e nel governo di persone inquisite o persino già condannate, il nostro si è rifiutato di rispondere: il suo cerone si è liquefatto, mentre si esibiva nelle usuali battute da avanspettacolo.
Chi infatti, per convenienza propria, potrebbe ritrarsi dal denunciare colpe e vergogne altrui? Ben altra cosa sarebbe puntare il dito contro se stessi. Ossia, nella traduzione evangelica, è facile guardare la pagliuzza nell’occhio altrui, fingendo di non accorgersi di avere una trave negli occhi propri. L’ha detto Gesù Cristo, non uno qualsiasi.
Giungendo al termine di questa analisi tra il serio e il faceto, veniamo all’ultima perla del nostro superuomo, di foggia nicciana: la crisi, che sta angustiando donne e uomini, è globale. Le cifre dell’Istat in Italia denunciano che il 5% delle famiglie (tre milioni di persone circa) non ha le risorse necessarie per acquistare il cibo. E per parlare delle altre nazioni, voglio citare il Giappone, dove la Toyota, la più grande industria automobilistica del paese e seconda al mondo, presenta la prima perdita operativa dopo settantun anni di storia, stimata in circa 150 miliardi di yen (1,22 miliardi di euro), per l’esercizio 2008-2009 che si chiuderà a fine marzo. Cosa fa il gruppo dirigente della Toyota per affrontare la crisi? Manda a spasso tutti i lavoratori con contratti precari e per consolarli un po’ e ammortizzare la fase di transizione che accompagna l’attesa di un’eventuale (non sicura) nuova occupazione, garantisce loro un mese di accoglienza nei dormitori aziendali. Dopo di che ci sarà solo il baratro. Con la stessa ficcante argutezza, cosa fa il premier nostrano? Invita gli italiani a consumare, consumare, consumare. Ma a consumare che cosa, se molti non hanno nemmeno i denti per mangiare?

1 commento:

Stefano ha detto...

Veltroni: c' e' ancora conflitto d' interessi e tocca alla Bicamerale affrontarlo "
8 aprile 1997


"(...) in particolare in Italia, permane una situazione di concentrazione del potere mediatico nelle mani del presidente del Consiglio, senza che sia stata adottata una normativa sul conflitto d’interessi".
(Risoluzione del Parlamento Europeo)
20 novembre 2002


D'Alema: "Conflitto d'interessi faremo la nuova legge"
1 aprile 2006